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Nel mondo che si lascia guidare dal cielo, le isole non stanno ferme: galleggiano, si allontanano, si avvicinano, e ognuna è governata da una Specchia. Le Specchie non sono re e regine come le immagini dei vecchi passi di ballo, come nella narrazione di fiabe, ma menti vive: scienza improvvisata, magia che si piega come l' argento al fuoco di carbonella, rituali di rito che tengono insieme la memoria degli abitanti, e al centro di tutto stanno i cristalli; pietre che registrano memorie, firmate col respiro delle persone, e vendute, rubate, scambiate, custodite. Questo è un racconto che nasce dall' idea di quante Solitudini porta con se la verità. Dall' idea di quante Solitudini esistono tra le onde del mare, del cielo e dell' Universo: nove isole, nove Specchia, nove modi di ricordare. Eppure esiste una leggenda che dice: qualunque vento che sfiopra tutte le nove Solitudini porta con se la verità che nessuna memoria singola possiede. Si chiama " il Vento delle Nove Solitudini " e chi lo ascolta può capire perchè le isole si muovono, perchè i cristalli si riempiono di lacrime e risa, e perchè i cuori possono spezzarsi senza spezzarsi mai.
Prologo: il ragazzo dei segni.
Timo era figlio dello sguardo curioso; apprendista di una Specchia che si chiamava Luz, la Specchia delle Lacrime Scintillanti, arcigna ma generosa col suo allievo. Luz governava un' isola la cui economia era costruita intorno a un reticolo di cristalli che registravano memoria: Ogni memoria era una piccola luce che poteva essere inalata, riascoltata o usata per alimentare una magia ancora in fase di studio, una magia che non chiedeva sangue ne sangue freddo, ma una verità: quella che la memoria vuole dire a chi l' ascolta
Timo sapeva leggere i segni nel fluttuare dei cristalli, ma non sapeva leggere la distanza tra le isole. Aveva visto i campanili delle Specchie suonare all' uniosono solo una volta, quando una tempesta detta " la Città Fuori dal Mare " passò tra le onde. In quel giorno la memoria di una parte del mondo sembrò fondersi con la memoria di un' altra parte. Timo capì che c' era una storia da ascoltare, una storia che non può crearsi da sola, ma doveva essere consegnata a chi le memorie non le temeva.
La mappa delle nove solitudini.
1 ) Isola della Carezza, governata da Specchia Luma. Memorie di tenerezza e di contatto tra le mani, di carezze che saziavano la paura.
2 ) Isola della Memoria, governata da Specchia Sento: cristalli che registrano ogni volto che ha sorriso o pianto, come una biblioteca che non smette mai di scrivere.
3 ) Isola del Fuoco Freddo, governata da Specchia Vento. Memorie di scarti e di salti, di sogni che bruciano e poi si raffreddano.
4 ) Isola del Sottobosco, governata da Specchia Riva. Memorie che odorano di terra, radici, pasure antiche sepolte.
5 ) Isola della Notte, governata da Specchia Nera. Memorie che emergono solo dall' ombea, ricordi che sanno aspettare.
6 ) Isola della Campane, governata da Specchia Giara. Memorie cantate, rituali in coro, suoni che si intrecciano alle maree.
7 ) Isola della Sorgente, governata da Specchia Pura. Memorie liquide, risvegli di chiarezza e purezza.
8 ) Isola della Fornace, governata da Specchia Forgia. Memorie fuse in metallo, ricordi temprati.
9 9 Isola del Velo, governata da Specchia Ardea. Memorie che sfilano come tessuti, segrete e leggere.
Il momento della partenza.
Timo sentì il richiamo di partire non per imperativo,ma per curiosità: Luz, la Specchia di casa, non lo fermò. " Se vuoi capire qualcosa, devi toccare la memoria viva di una sola isola dopo l' altra, " gli disse tremolando come una vela in un vento debole. Gli affidò una piccola reliquia: un cristallo freddissimo, inciso con nomi. " Questo è un promemoria che ti permette di riconoscere le memorie quando le trovi. Ma ricordati, non è tuo, finchè non scegli di ascoltare davvero. " Così Timo partì, a bordo di una barda leggera che pareva una foglia tormentata dal vento. Le nove isole lo attendevano sparse come note su una scala musicale; una poi l' altra, poi tutte insieme.
La danza delle Nove Solitudini. La prima tappa fu l' isola della Carezza, dove Specchia Luma insegnò al ragazzo a riconoscere la memoria del contatto umano; una mano che si appoggia, una mano che trattiene, una mano che aspetta. Il cristallo di Luma brillò di una luce tiepida. " Ogni sorriso qui è un piccolissimo nodo di tempo. Scioglilo ma non spezzarlo; lascialo brillare fino a quando non trovi la sua controfferta in un altro ricordo.
Sull' isola della Memoria incontrò Specchia Sento. Qui i cristalli registravano volti, ma non in modo ovvio: riconoscevano l' anima dietro la persona, la cicatrice invisibile, la risata che non si è mai consumata. Sento insegnò a Timo l' arte di leggere tra le righe dell' emozione, non nelle parole. " Una memoria è una porta che si chiude per incanto se la chiami con la fretta, " disse con la voce che pareva freddarsi e scaldarsi nello stesso attimo.
Poi venne il Fuoco Freddo: sull' isola del Fuoco Freddo, Specchia Vento mostrò come un ricordo possa essere una fiamma che brucia e nel contempo raffredda la paura. Un fuoco che non consuma, ma dissolva. " La memoria ha bisogno di tempo per convertirsi in comprensione. " Spiegò Vento, " altrimenti rimane calore che non sa dove dirigersi. "
Lungo il viaggio, Timo incontrò nell' isola del Sottobosco, Specchia Riva, che disse. " Qui le memorie sussurrano tra le radici; ricordi di luoghi nascosti, verità sottili, inganni vegetali. " Specchia Riva insegnò anche che alcune memorie si fanno vedere solo quando si smette di cercarle; il silenzio è una chiave.
L' isola della notte, guidata da Specchia nera, fu la più difficile. Non perchè le memorie fossero nascoste, ma perchè brillavano d' ombra in ombra, come falene. " La memoria non teme la notte, la attraversa, " disse Specchia Nera. " Solo chi resta guardingo la vede venir fuori dal buio, non chi accende una lanterna. "
L' isola delle Campane diede al racconto una melodia. Specchia Giara fece cantare i cristalli, e Timo scoprì che le memorie hanno voci diverse a seconda di chi le ascolta. Ogni memoria suonava in una chiave diversa; alcune dolci, altre acute, altre ancora ronzanti come un insetto notturno.
L' isola della Sorgente fu la luce del viaggio. Specchia Pura, mostrò l' immagine di una memoria liquida, trasparente, che scorre attraverso i ricordi come acqua chiara. " Quando l' anima è torbida, la memoria si offusca. Lava l' acvqua del cuore, e vedrai las verità, " disse.
Nell' isola della Fornace, Specchia Forgia insegnò la lezione più dura; i ricordi, se forgiati troppo a lungo dal rancore o dal desiderio di potere, possono diventare metallo rovente che ferisce. " La memoria è strumento,non arma. " Avvertì.
Infine sull' isola del Velo. Specchia Ardea mostrò il momento chiave, l'attimo che da luce: le memorie possono essere tessute insieme, come tessuti di un abito, ma serve seduzione, pazienza e visione per capire dove tagliare. Specchia Ardea sferrò un ago e formò una rete di ricoprdi che, se intrecciati con cura, potevano raccontare una storia comune.
La rivelazione.
Dopo settimane di viaggio, Timo arrivò all' ultimo anello delle Nove Solitudini; l' isola della Notte venne meno, e con essa l' idea di separazione tra memoria e mondo. Il Vento delle Nove Solituidini soffiò finalmente, rendendo l' aria pura, libera dalle tossine del rancore. Non fu una tempesta, ma una cantilena; non fu una voce, ma una coscienza. Le nove Specchie si susseguirono con le nove note di una melodia, sette più due invisibili al sentire, che chiedeva di essere suonata insieme, nella magica unione di un accordo che genera amore, pace, libertà condivisa e responsabile. In quel momento Timo capì la verità. Le nove isole non erano separate soltanto da un oceano di distanza, ma da una distanza di memoria reciproca. Le memorie registrate nei cristalli non esistevano per separare i popoli, ma per permettere a loro di riconoscersi, di capire di cosa avevano davvero bisogno: non di controllo, non di potere, ma di una memoria condivisa su cui costruire una casa comune in cui rendere vivibile e allegra la vita. Il vento trasportò la conclusione fino nelle viscere di Timo; la missione non era raccogliere memorie singole, ma riconoecerle come parti di un grande libro in cui sono racchiuse tutte le credenze e le usanze dei popoli. Un libro che poteva solo esistere se ogni isola rinunciava a pretendere di essere l' unico guardiano delle sue memorie. Così Timo tornò con una proposta; restituire a ogni Specchia una parte del libro comune, in modo che ogni cristallo potesse registrare non solo la memoria di un' isola, ma anche le memorie di tutte le altre, e che i venti potessero scorrere tra le nove Solitudini portando verità, saggezza e una nuova coscienza liberata dal lungo letargo di millenni dove le ombre avevano portato inquietudine e ingiustizia sociale. Che il vento potesse scorrere tra le nove Solitudini come un fiume che racconta la stessa creazione e libera echi di pace nel mondo. Questo fu il patto del vento: la memoria non è proprietà, ma patrimonio da condividere con lealtà e allegria. Le nove isole si unirono in una danza lenta, in una sinfonia di cristalli che brillavano con nuove luci. Le Specchie divennero custodi non solo delle memorie degli abitanti, ma della memoria di tutto il mondo delle isole, che continua a muoversi e a ricordare per non mandare disperse le conoscenze e le esperienze. E così accadde che, ogni tanto, quando il Vento delle Nove Solitudini comnincia a soffiare, si sente una nota che non è ne gioia ne paura, ma una promessa che la memoria, se condivisa, non lascia mai che una sola isola cada nel silenzi, nell' incomprensione e nel rancore di un sole che brucia e consuma rabbia.
Epilogo: il dono della memoria condivisa.
Timo scoprì che la memoria è come un tessuto, fatto di fili sottili come tele di ragno, ma resistenti.
Ogni specchia, ogni isola, ogni cristallo, è una fiaba che esce dal sogno per diventare desiderio che si realizza e realtè che brilla di splendore; insieme formano un abito di luce che protegge, guarisce e ispira. E fu così che la leggenda non fu solo una storia per vecchi marinai e una desiderio irrealizzabile, ma una verità pratica fatta di conoscenza e di comprensione. Per far muovere il vento, non serve possedere la memoria, serve saperla ascoltare e restituire, condividere e rafforzare con strette di mano inestricabili e sincere Così' quando il vento soffia tra tra le Nove Solitudini, chi ascolta non cerca di fermarlo o di piegarlo al proprio volere togliendo dignità e onore Lo accoglie, lo innalza, lo intreccia, e se la memoria in un giorno di malinconia sembra spegnersi, basta aprire la bocca del cristallo, lasciarla brillare, e la voce comune riparte, con comprensione, amore e solidarietà tra la gente e i popoli delle isole, del mondo intero. Perchè le Nove Solitudini non sono più nove isole separate; sono un' unica casa, un unico respiro, una memoria che si muove col vento per portare pace e amore, con una libertà responsabile e accorta,